Lo scorso scorso 15 febbraio, si è tenuto in modalità webinar il primo tavolo dal titolo:“Future of Work”; organizzato dal VP Giovanni Cinque, insieme al Dott. Ernesto D’amato, Ceo Business School Radar Academy, Coordinatore dell’incontro.
L’iniziativa nasce dalla volontà di analizzare e confrontarsi sui cambiamenti culturali, sociali e tecnologici, dovuti in particolar modo alla pandemia Covid19, che hanno investito il mondo del lavoro.
Hanno partecipato all’incontro le aziende socie, tra cui: JPMorgan, Technip, Poste Italiane, Sanofi, Intesa Sanpaolo, NTLink, Radar Consulting Italia, Synergie e alcune Ambasciate.
Durante l’incontro, ogni partecipante ha condiviso la sua testimonianza diretta, concordando le criticità in ambito organizzativo e contrattuale del lavoro, con la gestione del personale. In relazione al futuro del mondo del lavoro, ad oggi, è arduo fare previsioni sull’assetto organizzativo che le aziende a livello globale andranno ad adottare.
Il cambiamento rapido e continuo, dettato principalmente dalla combinazione di globalizzazione e digitalizzazione, è un fenomeno con il quale aziende, enti e persone dovranno sempre più fare i conti: la pandemia da Covid ha avuto l'effetto di accelerare, palesandolo, un fenomeno che le organizzazioni più evolute avevano già osservato prima del marzo 2020. Si parla infatti di “new normal” o, meglio ancora, di “never normal" con riferimento alla discontinuità che caratterizza la nostra epoca.
Il successo si ciascuna impresa dipenderà quindi dalla capacità di gestire il cambiamento: non solo dal punto di vista tecnologico, ma, soprattutto, dal punto di vista organizzativo. Ciò sarà possibile solo mettendo la “persona” al centro dell’organizzazione, ovvero in condizione di portare valore. Si rende allora necessaria una nuova cultura del lavoro, basata sulla fiducia tra le parti e orientata al risultato, superando l’attuale modello ancorato prevalentemente a criteri spazio-temporali (luogo di lavoro, ore di lavoro).
È emerso, senza ombra di dubbio, che il c.d. lavoro agile comunemente chiamato smart working, ha rivoluzionato in brevissimo tempo il tradizionale rapporto tra datore di lavoro e dipendente, sia in ambito pubblico che privato.
In base ai dati riportati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel suo “report smart working”, sono 570.000 i lavoratori che hanno adottato la modalità di lavoro agile nel 2019 (20%), mentre nel periodo pandemico, ovvero nel corso del 2020, i numeri sono cresciuti esponenzialmente. Abbiamo avuto 8.000.000 di lavoratori in “smart”. Ciò è stato possibile grazie alle disposizioni normative adottate dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Una simile crescita si è avuta anche negli altri paesi UE ed extraUE.
Ci siamo chiesti se lo smart working sarà la modalità di lavoro anche per il post-pandemia o se torneremo allo status precedente. Ciascuno dei partecipanti ha riportato le practices adottate all'interno della propria azienda. Dal confronto è emerso che in questa fase è difficile fare previsioni sull'assetto organizzativo prevalente dopo la fine dell'ondata pandemica. Sembra tuttavia prevalere un orientamento verso modelli ibridi, che alternino il lavoro da casa alla presenza in ufficio.
Durante gli interventi dei partecipanti al tavolo, si è discusso sulla necessità di avere una nuova regolamentazione del mercato, un approccio programmatico al sistema lavoro, non trascurando le problematiche scaturite nella gestione del personale, quali: l’isolamento forzato, la perdita della socialità, il rispetto dell’orario di lavoro, il c.d. tecnostress e il diritto alla disconnessione. Altro dato è la complessità organizzativa di alcune aziende che non hanno la possibilità di mandare il dipendente in smart working, causa la mansione ricoperta e pertanto, incompatibile con la modalità “smart”. Tale questione, potrebbe far nascere casi di discriminazione tra i lavoratori.
Infine, altro tema di confronto è stata la responsabilità sociale delle aziende pubbliche e private: un trend socio-culturale che vuole mettere le organizzazioni al centro dello sviluppo dell’intera società civile. Non solo fare business e dare lavoro, alle aziende oggi si richiede di essere sempre più inclusive, attente al benessere della persona e alla tutela dell'ambiente. Tutte tematiche dalle quali i leader del mondo del lavoro oggi non possono esimersi, pena la scarsa attrattività nei confronti delle nuove generazioni. Queste ultime hanno già iniziato a dare segnali dirompenti verso il mondo del lavoro attuale, con quello che è stato definito il fenomeno delle “great resignations" e che meriterebbe un successivo approfondimento e confronto.
In questo primo incontro, Diplomatia ha dimostrato di aver non solo centrato l'obiettivo del networking, ma anche di saper affrontare temi di interesse attuale con uno sguardo al prossimo futuro.
Vi aggiorneremo a breve sul prossimo appuntamento e sul focus del tavolo e vi preghiamo di comunicarci chi, oltre agli esperti del settore, sia interessato a seguire l’iniziativa.